Afghanistan, Claudi e Pontecorvo sull’ultimo volo. L’Italia saluta Kabul
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Roma, 27 agosto 2021 - Anche da dentro l’aereo Tommaso Claudi guarda verso fuori. O forse si guarda indietro il console italiano, ricordato da tutti come l’aiutante dei bambini a Kabul, colui che nelle immagini che sono circolate su tutti i social allunga la mano ai civili e gli da’ così una speranza. Oggi Claudi è ripartito dall’Afghanistan sull’ultimo aereo italiano, insieme all’ambasciatore Stefano Pontecorvo, i Carabinieri del Tuscania e 58 profughi. Ed è ancora una foto a parlare per lui: seduto accanto a dei bambini, con giubotto antiproiettile, guarda altrove, il giorno dopo gli attentati per mano dell’Isis-K che hanno scosso il Paese.
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“Sono state giornate infinite e di grande sacrificio per i nostri diplomatici e militari - ha commentato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un post sul suo profilo Facebook -. Sul campo, fino all’ultimo istante utile, hanno aiutato migliaia di civili afghani, a partire da donne e bambini, a lasciare il Paese, oltre a tutti gli italiani che hanno scelto di tornare a casa”.
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E’ il 31 agosto la data fissata al G7 dal presidente americano Joe Biden per la fine delle evacuazioni dei civili dall’Afghanistan. Molti Paesi, fra cui Olanda, Canada, Germania e Belgio, avevano già terminato ieri le operazioni ieri. L’Italia, invece, saluta Kabul oggi, evacuando gli ultimi afghani. “Tutti insieme hanno fatto un lavoro immenso, di cuore, e hanno dimostrato di essere una grande squadra che ha messo passione, impegno e altruismo al primo posto”, ha proseguito il titolare della Farnesina ringraziando i collaboratori italiani ed esprimendo “un doveroso ringraziamento al Ministero della Difesa e alla nostra intelligence: hanno lavorato senza sosta anche per proteggere i nostri connazionali ancora a Kabul”. “Tutto il popolo italiano vi sarà grato per quello che avete fatto - ha concluso Di Maio -. Ogni vostro singolo sforzo ha permesso di salvare vite umane. Siamo orgogliosi di voi. Grazie di tutto, adesso vi aspettiamo in Italia”.
L’esperto: “L’Isis vuole indebolire i talebani”
Dopo uno scalo operativo in Kuwait, l’arrivo dei militari in Italia è previsto per l’inizio della prossima settimana presso l’aeroporto militare di Ciampino dove ad accoglierli ci sarà il ministro della Difesa. Si conclude così ufficialmente - ricorda il ministero - l’impegno ventennale delle Forze Armate italiane nel Paese asiatico.
Guerini (Difesa): “Evacuate 5.011 persone”
“Evacuate 5.011 persone di cui 4.890 cittadini afghani grazie ad Aquila Omnia, tra di loro 1.301 donne e 1.453 bambini. Le Forze Armate italiane, con questa operazione molto delicata e complessa sin dalle fasi iniziali, hanno svolto un eccezionale lavoro garantendo il ponte aereo che, dopo l’aggravarsi della crisi politico e sociale in Afghanistan, ha portato in Italia un numero di persone ben oltre superiore a quello previsto inizialmente”. Così ha dichiarato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini dopo il decollo da Kabul dell’ultimo volo con a bordo 58 cittadini afghani.
“La Difesa- ha continuato il ministro- ha impiegato tutte le risorse disponibili per mettere in sicurezza ed evacuare più persone possibili. All’operato dei nostri militari, silenzioso e costante, va il plauso e la gratitudine di tutta l’Italia. Professionalità, sacrificio e una straordinaria umanità che sono riconosciuti da tutti”.
Chi è Tommaso Claudi
Il console a Kabul - 31 anni da compiere il 30 agosto - è originario di Camerino, dove la sua famiglia ha scelto di proteggerlo col silenzio: “Soprattutto la mamma dopo che gli è stata data questa visibilità, ha paura”, ha spiegato un parente stretto del giovane. Ricco il suo curriculum con due lauree, una in Linguistica a Pavia, la seconda in Relazioni Internazionali alla Cattolica di Milano.
Superate le prove diplomatiche, nel settembre del 2017 Claudi viene nominato Segretario di Legazione in prova alla carriera diplomatica, confermato in ruolo dal 5 giugno 2018. Qualche mese dopo, nel gennaio del 2019, arriva come secondo segretario commerciale a Kabul.
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Dobbiamo lasciare l’Afghanistan perché c’è il rischio di rappresaglie e attentati, dice Stefano Pontecorvo
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«La priorità è far uscire questi poveretti perché hanno lavorato con noi per venti anni o più, e non si possono lasciare alla mercé dei talebani». A spiegare la situazione è Stefano Pontecorvo è il rappresentante civile della Nato in Afghanistan, e in queste ore guida il coordinamento dell’evacuazione all’aeroporto di Kabul.
«I talebani possono decidere di non perseguire vendette se non in casi particolari. Ma se ci sbagliamo, lasciamo alla loro mercé un sacco di gente. Meglio non prendere rischi», dice Pontecorvo a Repubblica.
La gestione disordinata delle partenze, con calca e vittime, ha stupito tutti. Ma qual è veramente la condizione delle popolazione afghana? «In realtà l’ordine pubblico attorno all’aeroporto dovrebbero tenerlo loro. Ma non riescono o non vogliono tenerlo. I mezzi per la pianificazione ci sono, i trasferimenti sono ben gestiti. C’è un problema, che sembra tecnico ma non lo è: questa folla di persone che non hanno diritto a viaggiare e hanno bloccato gli ingressi, impedendo l’apertura dei cancelli per 24 ore. Con tempi stretti e punti di entrata bloccati, i ritardi sono inevitabili», sottolinea Pontecorvo.
A Kabul si va stabilizzando ma la situazione del Paese non permette alla gente di raggiungere l’aeroporto da altre località. «Sfido chiunque a prevedere un crollo così rapido dell’istituzione afghana. Quando gli studenti coranici sono arrivati alle porte di Kabul, abbiamo programmato una divisione del potere ordinata. I talebani si sono fermati un paio di giorni prima di entrare in città, e in quei giorni il presidente diceva che sarebbe morto nel palazzo. Poi è fuggito senza lasciare un interlocutore, ed è crollata l’istituzione del Paese. La Nato si è trovata ad agire in un vuoto pneumatico, senza interlocutori e senza controparti pubbliche», spiega ancora il rappresentante.
Quando invece saranno completate le operazioni? A fine mese o l’11 settembre? «La priorità indicata dal segretario generale è far uscire il maggior numero di nostri collaboratori. Per quanto riguarda la data, l’ultimo soldato Nato deve aver lasciato questo Paese per il 31 agosto».
Sul rischio di attacchi dell’Isis, invece, spiega: «La minaccia dell’Isis è sempre presente. Ci risulta che molti terroristi si stanno muovendo verso Kabul. L’aeroporto è un bersaglio perfetto perché molti stranieri sono qui con gli afghani. Un colpo farebbe sensazione. Ma l’aeroporto è molto ben guardato e abbiamo sistemi di difesa e sorveglianza che dovrebbero metterci al riparo».
Pontecorvo delinea anche il futuro della Nato e dell’Alleanza Atlantica dopo questa vicenda. «È un momento di profonda introspezione. Dobbiamo imparare una serie di lezioni, sia politiche che operative. Certamente non è finita come avremmo voluto, anzi. Il segretario generale sia guidando la riflessione sulle lezioni apprese in tutto l’ambito Nato. Per ora ha indicato compiti molto precisi. Primo, bisogna avvalersi della capacità di coordinamento della Nato per aiutare tutti a far uscire i collaboratori afghani. Secondo, bisogna garantire il funzionamento dei servizi aeroportuali. Tutto il resto verrà dopo, e sarà comunque la dirigenza politica della Nato, cioè i ministri guidati dal segretario generale, a trarre le conclusioni dalla vicenda afghana. Il mio orizzonte è il 31 agosto, a quello che succede più avanti penseremo dopo», conclude.
Stefano Pontecorvo, l’italiano che sta gestendo l’aeroporto di Kabul durante la crisi
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